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Di nuovo il Clostebol, sgomento Sinner: lo hanno già sospeso

Jannik SinnerDi nuovo il Clostebol, sgomento Sinner: lo hanno già sospeso - Calciodilettante.org (screen Youtube)

Sembrava ormai alle spalle, ma dopo un anno l’ombra del Clostebol è tornata prepotente. Lo stesso Sinner è rimasto sgomento: sospensione ufficiale.

Nel 2025, più che una sostanza, il clostebol è diventato un simbolo. Un termine entrato nel lessico sportivo italiano con una forza quasi ossessiva, capace di evocare sospensioni, procedimenti disciplinari, polemiche e paure diffuse. Tutto è cominciato l’anno precedente, quando il nome di Jannik Sinner – allora nel pieno della sua ascesa mondiale – è stato improvvisamente accostato a quello di uno steroide anabolizzante che molti conoscevano solo di riflesso, spesso in modo impreciso. Il caso Sinner ha rappresentato uno spartiacque.

Non tanto per l’esito, quanto per il modo in cui ha messo a nudo una fragilità strutturale del sistema antidoping, soprattutto in Italia. Il clostebol, infatti, non è una sostanza di nuova generazione né un prodotto da laboratorio clandestino. È uno steroide anabolizzante derivato dal testosterone, noto da decenni e inserito da tempo nella lista delle sostanze proibite della WADA. In passato è stato utilizzato in maniera sistematica, ad esempio nello sport della Germania dell’Est, ma oggi il suo nome ricorre quasi sempre in contesti molto diversi.

Nel caso di Sinner, la positività era stata ricondotta a una contaminazione involontaria attraverso un prodotto dermatologico a uso topico, il Trofodermin, contenente clostebol acetato. Una quantità infinitesimale, incompatibile con qualunque beneficio prestazionale, ma sufficiente a far scattare i meccanismi automatici del sistema antidoping. Da lì, la sospensione di tre mesi, una stagione accorciata, un’esposizione mediatica enorme e un 2025 iniziato con quella parola come un’ombra costante. Il “terrore clostebol” ha accompagnato atleti, staff e federazioni per mesi. Non perché si temesse un ritorno massiccio al doping sistematico, ma perché si è compreso quanto fosse sottile il confine tra cura medica, negligenza e sanzione. Il caso Sinner, pur chiuso con il riconoscimento dell’assenza di dolo, ha lasciato una traccia profonda e oggi, a distanza di un anno, la sostanza è tornata a mietere vittime.

Bacico e il ritorno di un incubo: sospeso per Clostebol

Proprio quando sembrava che quella pagina fosse stata definitivamente archiviata, il clostebol è tornato a occupare le cronache sportive. Questa volta non nel tennis, ma nel nuoto. Christian Bacico, vent’anni, uno dei prospetti più interessanti del nuoto italiano, è risultato positivo in seguito a un controllo antidoping disposto da Nado Italia. Il Tribunale Nazionale Antidoping ha immediatamente disposto la sospensione cautelare, in attesa che il procedimento faccia il suo corso. Il nome di Bacico non è marginale nel panorama natatorio. Agli ultimi Mondiali di Singapore, il dorsista lombardo si era messo in luce con risultati di rilievo: il contributo al sesto posto della 4×100 mista mixed, il decimo posto nei 100 dorso e soprattutto il primato nazionale juniores nei 200 dorso, chiusi in 1:56.02, secondo miglior tempo italiano di sempre sulla distanza. Un percorso in crescita che ora rischia di subire una brusca frenata.

Piscina

Bacico e il ritorno di un incubo: sospeso per Clostebol – calciodilettante.org (Pixabay)

A differenza del caso Sinner, la vicenda Bacico è ancora tutta da decifrare. Non ci sono, al momento, ricostruzioni definitive sulle modalità della contaminazione o sull’origine della sostanza. Il rischio di una squalifica esiste ed è concreto, e solo gli accertamenti stabiliranno se si tratti di un’ulteriore contaminazione involontaria o di una violazione più grave. Resta però un dato difficile da ignorare, perché dopo il caso Sinner bisognerà prestare molta attenzione a come verrà trattato il caso specifico. Il Trofodermin inoltre, farmaco venduto legalmente nelle farmacie italiane e acquistabile senza ricetta, continua a rappresentare un’anomalia nel panorama europeo. È uno dei pochi prodotti di largo consumo a contenere un principio attivo dopante ad alta trasmissibilità cutanea. Un paradosso che espone soprattutto gli atleti più giovani a rischi enormi, spesso senza una reale consapevolezza.

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